Articolo di NBG - Intervista di SSILVERHAZEE

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Nel variegato mondo degli eSports uno dei titoli più giocati è certamente Call Of Duty. E Team Pulsar Esports ASD copre, con un suo team, anche questa produzione. La formazione attualmente, dopo alcuni anni di attività, è in una fase di “restauro”, ma si sta affidando alle cure di Riccardo “ssilverhazee” Beduschi, che del team è founder, leader, player, coach e anche caster ufficiale.

Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con lui, e ci ha raccontato la sua storia come giocatore, quando è nata la collaborazione con i ragazzi di Team Pulsar Esports ASD, e molto altro.

Quando e come nasce la tua collaborazione con Team Pulsar Esports ASD?

“La nostra collaborazione nasce circa un anno e mezzo fa, e sono stato io a cercare i ragazzi di Team Pulsar durante l’offseason, ossia in quel periodo in cui non ci sono tornei. Io avevo già la mia squadra, però poi mi sono trovato con la loro organizzazione, siamo entrati in contatto e con Salvo e Skioo si è da subito generato un certo feeling, e quindi si è aperta la collaborazione. Il mio ruolo è quello di coach e di team manager, quindi mi occupo sia dell’allenamento che della gestione quotidiana del team e dei giocatori che lo compongono”.

Attualmente il team è in una fase di restauro, come sta procedendo questa fase che è sicuramente delicata? Quali sono le vostre intenzioni nell’immediato futuro?

“Sì c’è stata una fase di rifacimento che stiamo ultimando, purtroppo alcuni dei ragazzi che componevano il team hanno dovuto lasciare per motivi personali e quindi era necessario correre ai ripari, e si è optato per una ricostruzione completa. Ho inserito nella formazione un paio di ragazzi che già conoscevo, che sono un po’ fuori dal circuito principale di Call Of Duty, che però hanno un grosso potenziale, e li ho abbinati con altri due giocatori che invece sono molto più esperti, che possano anche affiancarli. Il nostro progetto è quello di riuscire a lasciare un’impronta nel panorama italiano ed europeo, e stiamo già competendo in diverse manifestazioni, che hanno cadenza settimanale e mensile, per riuscire a trovare il giusto affiatamento. Oltre a questo ovviamente stiamo anche portando avanti un programma intenso di allenamento, che sto curando io in prima persona”.

Call Of Duty ha visto ora l’arrivo di tanti aggiornamenti con la pubblicazione della Stagione 1 di Warzone e Modern Warfare III. A livello competitivo quanto è cambiato con il nuovo capitolo della serie? Come funziona l’allenamento per questo titolo?

“Alla fine devo dire che il metodo e l’allenamento generale non hanno subìto grandissime variazioni con il nuovo capitolo della serie. Anzi, con il fatto che Modern Warfare III presenta le stesse mappe del gioco del 2009, c’è stato anche bisogno di minor tempo rispetto al solito per adattarsi. I ragazzi avevano giocato tantissimo al vecchio capitolo e quindi conoscevano già le mappe, quindi è stato tutto più semplice del solito.Gli allenamenti sono quotidiani, e sono strutturati in modo tale che tutti i giocatori giochino insieme ma in un tutti contro tutti. In questi allenamenti i ragazzi svolgono partite in diverse modalità ruotando tutte le varie mappe, di modo tale che possano studiare tutti i dettagli delle varie situazioni che possono incontrare durante le partite competitive. A questo poi si unisce anche un lavoro teorico di studio vero e proprio di come funziona il gioco”.

Tu sei player, leader, team manager, coach e caster del team. Sono davvero tanti ruoli diversi, come riesci a gestirti in tutto questo?

“In realtà sono ruoli abbastanza complementari tra loro. Se si guarda al fatto del coach e del team manager, svolgere entrambi i ruoli insieme è abbastanza facile e anzi ti facilita nel fare tutto. La gestione del team, facendo anche il coach,risulta più gestibile in quanto io sono con loro praticamente tutti i giorni, c’è un rapporto molto stretto e quindi questo aiuta anche a prevenire e gestire meglio problemi potenziali che possono sorgere. Per quanto riguarda il discorso del casting, anche lì parliamo di un lavoro complementare al ruolo di coach. Dato che come allenatore durante le competizioni non si può fare granché, mi diverto a trasmettere le partite del team: è un modo per far sentire la mia presenza ai ragazzi ma soprattutto è una cosa che mi diverte e mi tiene impegnato”.