Articolo di NBG - Intervista di King_Lion

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Il mondo del gaming competitivo è molto ampio e copre ormai tantissimi giochi, e lo sa bene il Team Pulsar Esports ASD, che tra i suoi tantissimi team annovera anche i Team Pulsar Lions, che si dedicano a For Honor su PS5. Si tratta certamente di un ambiente molto più di “nicchia” nel mondo degli esports rispetto ad altre produzioni, ma comunque la competizione sul brawler a tema medioevale di Ubisoft ha saputo ritagliarsi uno spazio anche nell’ambiente italiano e internazionale.

A raccontarci le imprese del Team Pulsar Lions è stato il leader della squadra, King_Lion_87 (o Bandog), che ci ha parlato del mondo competitivo legato a For Honor e non solo: nella vita reale King_Lion_87 è un falconiere, ed ha intrapreso, anche grazie al patrocinio dell’organizzazione del Team Pulsar Esports ASD, un percorso che lo vede collaborare con enti e scuole per la promozione della falconeria e del gaming. Lo abbiamo raggiunto, e ai nostri microfoni ci ha spiegato tutto quello che fa, sia nel mondo esportivo che nella vita vera, illustrandoci una realtà davvero molto interessante.

Raccontaci come sta andando la stagione del Team Pulsar Lions fino a questo momento. 

“Al momento siamo un po’ fermi, in quanto non ci sono moltissimi eventi ufficiali, quindi siamo in una fase di riposo rispetto alle competizioni. Alcuni membri del clan stanno però partecipando alle Milano Series, che sono una serie di eventi for fun sulle varie modalità presenti in For Honor, come Duello, Mischia e Dominio. Ci stiamo mantenendo in allenamento per affrontare al meglio le prossime competizioni”.

For Honor rappresenta un titolo sicuramente meno blasonato rispetto ai tanti che rappresentano il mondo del gaming competitivo. Come mai questa scelta di lanciarsi sul titolo Ubisoft?

“Titoli come For Honor semplicemente non esistono sul mercato, e il motivo principale per il quale mi sono totalmente appassionato a questo gioco è per la sua ambientazione. Sono un fan enorme del mondo medioevale, soprattutto di samurai e vichinghi, e nella vita reale faccio il falconiere, perciò ho sentito sin da subito una forte attrazione verso il titolo. La possibilità di giocare in PvP, contro altre persone, in uno scenario a me molto caro, e poter rivivere, seppure in maniera simulata, l’atmosfera delle battaglie campali del tempo, mi ha subito attirato ed appassionato. Una volta che poi sono arrivato ad un livello molto alto di Notorietà, ho scoperto anche la presenza del mondo competitivo, ed è arrivata quasi subito la chiamata in un clan. Indubbiamente lo scenario esports legato a For Honor è molto ristretto e di nicchia, ma ha il suo seguito, e devo dire che mi sono tolto anche diverse soddisfazioni, partecipando a diversi tornei nazionali e internazionali, come l’Into The Fay, dove con il Team Pulsar Lions ci siamo piazzati undicesimi su 52 team, e questo rappresenta uno dei tornei principali a livello mondiale”.

Dato lo scenario così di nicchia, quanto è stato complesso riuscire a creare il Team Pulsar Lions?

“A dire la verità parecchie persone hanno ‘gravitato’ intorno al clan, e quasi sempre si è trattato di candidature spontanee o che sono arrivate giocando. Non ho mai fatto recruiting via social, come spesso avviene nel mondo degli esport, ma mi sono divertito a fare il talent scout, ossia ho osservato direttamente in gioco come giocavano i ragazzi che poi sono entrati nella squadra: un esempio è quanto avvenuto con Byaku, che ho incontrato nelle lobby, ci siamo trovati bene a giocare insieme e adesso è diventato praticamente il mio braccio destro nel team. Ammetto che i player di For Honor, soprattutto nell’ambito italiano, non sono moltissimi, però posso dire che siamo riusciti a creare un team particolarmente coeso, siamo diventati un clan vero e proprio, sia nel gioco ma anche al di fuori, dove abbiamo rapporti di amicizia ormai consolidati, e questo anche grazie al Team Pulsar Esports ASD, che ci sostiene sempre”.

Mi hai detto che nella vita fai il falconiere, e che con il Team Pulsar Esports ASD avete anche creato un importante progetto didattico con le scuole. Puoi raccontarci di che cosa si tratta?

“Essendo un falconiere, uno dei rami della falconeria moderna riguarda proprio la didattica, e mi capita di essere contattato da enti ma anche dalle scuole per svolgere degli eventi nei quali io porto i miei animali e si fanno delle sessioni didattiche. Da quando è nata la collaborazione con Team Pulsar Esports ASD abbiamo lavorato in maniera importante anche su questi progetti, e abbiamo deciso di collegare il mio lavoro reale anche con il mondo del gaming. I ragazzi di oggi sono molto interessati al gaming, e si avvicinano ormai sempre più a questo mondo. Questo però li può portare anche a scontrarsi con tematiche che secondo me sono cruciali da affrontare nel mondo di oggi, come il cyberbullismo e molto altro. Mi piace questo lavoro che stiamo facendo, perché comunque si tratta di far avvicinare con consapevolezza i ragazzi, ponendo l’accento sul fatto che è quanto mai necessario essere rispettosi degli altri, e bisogna essere sempre in grado di riconoscere situazioni che possono essere al limite, soprattutto quando ci sono persone sensibili che possono sentirsi offese da comportamenti scorretti. Noi, come Team Pulsar Lions, cerchiamo sempre di promuovere i valori del rispetto degli altri, degli avversari e di tutte le situazioni in cui non bisogna mai trascendere in campo agonistico e non solo”.

Nell’ambito degli esports si parla sempre troppo poco di “atteggiamenti tossici”, che possono sfociare in situazioni non proprio piacevoli per i player. Secondo te questa tematica esiste e va affrontata? Ti è mai capitato di assistere ad episodi di atteggiamento tossico durante qualche torneo?

“Purtroppo la tematica esiste e si dovrebbe iniziare a parlarne. Ho avuto diverse esperienze personali nelle quali mi è capitato di interfacciarmi con qualche giocatore che ha avuto degli atteggiamenti negativi, sia nei miei confronti ma anche nei confronti di altri membri del mio team. Come detto, avendo noi creato un ambiente ‘familiare’, dove si va anche oltre al semplice rapporto di team competitivo che gioca, è successo che qualche giocatore abbia creato scompiglio nel team o ha avuto atteggiamenti sbagliati. Io cerco, da leader del Team, di evitare che questi atteggiamenti vengano a crearsi, ma non sempre ci sono riuscito, e ovviamente ho reagito di conseguenza. Per quello che mi riguarda, una delle regole che cerco di dare ai miei giocatori è quella di rispettare sempre e comunque gli avversari e i propri compagni di squadra. In For Honor, nell’ambiente, essendo molto ristretto, ci conosciamo tutti, ma qualche volta posso dire che è venuto a mancare il concetto di fair play, ma per fortuna si è trattato di casi sporadici, ma sicuramente si tratta di un tema che prima o poi verrà considerato in maniera importante”.